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Home Lezioni di storia Francesco II di Borbone, la morte e la tragedia dell’ultimo Re delle Due Sicilie

Francesco II di Borbone, la morte e la tragedia dell’ultimo Re delle Due Sicilie

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Il 27 dicembre ricorre l’anniversario della morte dell’ultimo Re delle Due Sicilie, Francesco II di Borbone. Pubblichiamo di seguito l’articolo che il Giornale del Sud dedica alla morte del Re sul numero 9 della rivista, in uscita alla fine del mese in edicola.

NAPOLI - Troppo facile seguire la storiografia risorgimentale patriottarda e prendere per buono il giudizio dato da certi storici sull’ultimo Re delle Due Sicilie, Francesco II di Borbone. Troppo facile aderire alle vulgate del Lasagnone, Lasagnello e Franceschiello. Aderire a ciò significa innanzitutto offendere la propria intelligenza e, secondariamente, offendere la memoria del personaggio in questione. Francesco II è una figura drammatica, forse la più drammatica della Storia Patria Napoletana.

E’ una figura drammatica anche al confronto con altri casi europei. Primeggia per disgrazia vissuta, accanto all’augusto Luigi XVI e a Maria Antonietta di Francia, assieme a Maria Stuart regina di Scozia e a Giovanna La Pazza, regina mancata. Una figura drammatica non per la sconfitta militare nella campagna del 1860 – 1861, anzi. Se la stella dell’ultimo Borbone di Napoli ha brillato, questo è successo proprio nei gloriosi giorni del Volturno e di Gaeta. La tristezza del Re Francesco sta in quei pochi mesi di governo, dal maggio al settembre del 1860 quando ogni sua azione è frustrata da incubi e paure del passato. Teme il confronto l’ingombrante figura paterna. Nutre un timore reverenziale per quella materna. Convive in una famiglia dove i serpenti si annidano dietro ogni angolo del Palazzo. Lo zio Leopoldo, liberale sbruffone amico dei pennaruli, lo zio Carlo già esule in Inghilterra, lo zio Luigi a capo della marina che tanti guai ha causato alla lotta napoletana. La matrigna, Maria Teresa con la sua rete di amici, infiltrati e spie. La paura del complotto e della sostituzione. A circondarlo ministri vecchi, generali anziani, tutti accomunati dalla stessa stanchezza. Nessuna idea, poca voglia di fare.

Questo è il clima del dramma che si respira al Gran Palazzo in quegli ultimi 4 mesi da Re. Sono le fredde stanze della corte che paralizzano il Re. Che non gli fanno capire quanto il popolo e i suoi soldati siano pronti. Lo capirà troppo tardi. Saranno già i giorni di Capua, Caiazzo, Maddaloni, del Volturno e del Garigliano, di Minturno e di Gaeta. A quei giorni di freddo e gloria seguiranno anni di esilio. Tanti, troppi per un uomo nato per essere Re. Trentatrè anni passati lontani dalla propria Patria, questa la sua tragedia. Anni di sofferenze anche per la piccola figlia la cui morte ha spazzato via le ultime speranze di una vita familiare normale e ha spezzato la resistenza dell’uomo che smette, da quel momento in avanti di combattere. Si ritira a vita privata. E’ la nuova vita del Duca di Castro, trascorsa soprattutto ad Arco (oggi Arco di Trento) nel tirolo austriaco. Pochissime le uscite pubbliche e i viaggi. Solitudine, riflessione e preghiera.

Questo è l’uomo che viene a mancare il 27 dicembre 1894. L’ultimo signore di Napoli, come riconobbe anche Matilde Serao in un suo articolo su il Mattino. Così vennero a conoscenza della notizia i suoi ex sudditi: “Don Francesco di Borbone è morto, cristianamente, in un piccolo paese alpino, rendendo a Dio l’anima tribolata ma serena. Giammai principe sopportò le avversità della fortuna con la fermezza silenziosa e la dignità di Francesco II. Colui che era stato o era parso debole sul trono, travolto dal destino, dalla ineluttabile fatalità, colui che era stato schernito come un incosciente, mentre egli subiva una catastrofe creata da mille cause incoscienti, questo povero re, questo povero giovane che non era stato felice un anno, ha lasciato che tutti i dolori umani penetrassero in lui, senza respingerli, senza lamentarsi; ed ha preso la via dell’esilio e vi è restato trentaquattro anni, senza che mai nulla si potesse dire contro di lui. Detronizzato, impoverito, restato senza patria, egli ha piegato la sua testa sotto la bufera e la sua rassegnazione ha assunto un carattere di muto eroismo… Galantuomo come uomo e gentiluomo come principe, ecco il ritratto di Don Francesco di Borbone”.

 

Roberto della Rocca

Fonte: Il Giornale del Sud

Francesco II di Borbone, la morte e la tragedia dell’ultimo Re delle Due Sicilie
Ultimo aggiornamento Venerdì 28 Dicembre 2012 17:55  

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