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Home Rassegna stampa Quando la guarnigione borbonica abbandonò la Real Cittadella (Gazzetta del Sud)

Quando la guarnigione borbonica abbandonò la Real Cittadella (Gazzetta del Sud)

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Quindi alle 11.30, scoprimento di una lapide celebrativa e commemorazione di quei fatti d'arme, presso il bastione Santo Stefano della Cittadella.Domenica alle ore 10.30, nella Chiesa dei Catalani, S.Messa in suffragio dei caduti, presieduta dal cappellano dell'Ordine Costantiniano di San Giorgio, don Vincenzo Castiglione.
Aprirà i lavori del convegno l'assessore comunale alla Famiglia Dario Caroniti.

 

Questi i relatori: Franz Riccobono (Associazione Amici del Museo), Antonio di Janni (delegato della Real casa Borbone-Due Sicilie), Giovanni Bonanno (Ordine Costantiniano di San Giorgio), Salvatore Serio (Associazione culturale neoborbonica), Armando Donato (oggi Comitato Storico Siciliano), Umberto Bringheli (Alleanza Cattolica), Vincenzo Gulì (Associazione culturale neoborbonica), Nino Aquila (Museo Risorgimento di Palermo), Tommaso Romano (Fondazione Thule Cultura), Alessandro Fumia (Amici del Museo), Piero Adamo (Zona d'arte Messina).

 

E' tempo - scrive Franz riccobono nella introduzione - che "si faccia finalmente e senza reticenze luce sulle modalità politiche e militari che hanno portato alla fine del Regno delle Due Sicilie e alla nascita del nuovo stato italiano". E a proposito della Cittadella aggiunge: si tratta di un monumento "emblematico" del quale rimane gran parte; bisogna restaurarlo senza più indugiare e "restituirlo alla fruizione, alla memoria della nostra terra, alla storia dell'intera Italia".
Si discuterà anche del libro di Nino Aquila e Tommaso Romano "La Real Cittadella di Messina. 13 marzo 1861, l'ultima bandiera borbonica in Sicilia". Edito di recente dalla Fondazione Thule, il libro consiste di due saggi su "quel travagliato e determinante periodo storico" e di parti salienti del diario di Luigi Gaeta "Nove mesi a Messina e la sua Cittadella" (Napoli, 1862).

Sabato alle 11, una visita guidata nell'istituto industriale Verona-Trento, per ammirare un plastico della Real Cittadella in legno zecchinato, opera degli studenti del medesimo istituto; a alle 17, nel Salone delle bandiere del Municipio, un convegno sul tema dell'"eroica difesa" della roccaforte borbonica nella falce del porto.
Domani alle 11, nell'atrio del Salone delle bandiere di Palazzo Zanca, verrà presentata una medaglia commemorativa realizzata dal maestro orafo Alfredo Correnti. E' in argento, con al diritto la pianta pentagonale della Cittadella e al rovescio un motto elogiativo.Seguirà nella stessa sede, la descrizione di singolari immagini rievocative, per lo più incisioni e foto.
L'iniziativa è di alcuni autorevoli sodalizi culturali alquanto impegnati, tra l'altro, nella "rilettura" dei fatti risorgimentali.Tale significativo momento storico sarà debitamente ricordato a Messina da domani a domenica 13 marzo, nell'amnito delle celebrazioni per il 150° anniversario della proclamazione del Regno d'Italia.

La guarnigione borbonica, ormai allo stremo, abbandona la Cittadella il 13 marzo 1861.Ma l'orgoglio di Fergola e dei suoi ha i giorni contati; fatalmente lo spegne il decisivo assedio del generale piemontese Enrico Cialdini.
Dapprima al comando di De Clary e poi, dal 9 agosto, del maresciallo di campo Gennaro Fergola, i borbonici tengono saldamente la secentesca fortezza sullo Stretto per nove mesi. Quando cade Gaeta e Francesco II va in esilio, segnando la fine del Regno delle Due Sicilie, la Cittadella non si arrende: se il Trono è perduto, va tuttavia difeso l'onore militare.
Dapprima al comando di De Clary e poi, dal 9 agosto, del maresciallo di campo Gennaro Fergola, i borbonici tengono saldamente la secentesca fortezza sullo Stretto per nove mesi. Quando cade Gaeta e Francesco II va in esilio, segnando la fine del Regno delle Due Sicilie, la Cittadella non si arrende: se il Trono è perduto, va tuttavia difeso l'onore militare.

L'accordo prevede che, dalle fortezze messinesi, rimangano ai soldati regi soltanto la Cittadella e le tre ad essa contigue, ossia Lanterna, Don Blasco e San Salvatore.Oltre sa questa piazzaforte, Francesco II di Borbone mantiene quella di Gaeta e di Civitella del Tronto.
Da Milazzo liberata, le camicie rosse avanzano verso Messina.Garibaldi vi entra il 27 luglio 1860, e il giorno dopo, Tommaso De Clary, comandante superiore delle truppe borboniche, e Giacomo Medici, maggiore generale garibaldino, stipulano una convenzione, "nell'intendimento di evitare lo spargimento di sangue". (Antonio Sarica)

Fonte: Comitato Storico Siciliano

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