Il Ponte Real Ferdinando, 10 maggio 1832

Martedì 13 Maggio 2014 19:27 Cav. Giovanni Salemi
Stampa

CAPUA - Il 10 maggio 1832, in una splendida giornata di sole, come sono quelle che il Signore regala alla nostra terra, il giovane Re ventiduenne Ferdinando II inaugurava il nuovo ponte sospeso sul Garigliano. Il Ponte Real Ferdinando, questo il suo nome, ha una storia che comincia, però, qualche anno prima. Nel 1828 il Re Francesco I di Borbone incaricò l'ingegnere di stato Luigi Giura, lucano di Moschito, di progettare un ponte per l’attraversamento del Garigliano. Il Giura riprese un progetto di Carminantonio Lippi la cui prima stesura risaliva al 1817 e che era stato precedentemente bocciato e deriso dagli ingegneri del Corpo Borbonico di Ponti e Strade, lo rianalizzò facendo riferimento al ‘Ponts des Invalides’ di Parigi e ne apportò numerose variazioni.

Il 14 aprile 1828 presentò il suo progetto che, approvato dalla Direzione Nazionale delle Strade e dei Ponti, ottenne il placet entusiastico del Re, che ne comandò l'avvio immediato delle gare di appalto, a condizione che venissero utilizzati esclusivamente ditte e materiali del Regno delle Due Sicilie.

Il progetto, assolutamente all’avanguardia per quei tempi, prevedeva la realizzazione del primo ponte sospeso a catenaria di ferro, realizzato in Italia e il secondo in Europa (il primo era stato costruito 4 anni prima in Gran Bretagna). 

I lavori iniziarono il 20 maggio 1828, mentre i componenti costruttivi metallici venivano prodotti nelle ferriere calabresi di Cardinale, di proprietà di Carlo Filangieriprincipe di Satriano con una spesa di 75 000 ducati. Si conclusero il 4 maggio del 1832, sotto il regno di Ferdinando II, succeduto al padre nel 1830. 
I giornali Inglesi che nel frattempo avevano dovuto registrare una serie di problemi con i loro ponti, accusarono gli ingegneri napoletani di aver realizzato l’opera solo per la loro voglia di primeggiare, mentre in realtà erano degli sprovveduti. Affermarono quindi che il ponte era stato costruito ma non collaudato nel timore di un suo sicuro crollo.

Allo scopo di mettere fine a tali dicerie, il 10 maggio 1832, S.M. il Re Ferdinando II si presentò davanti alle torri di sostegno del ponte alla testa di due squadroni di lancieri a cavallo e 16 carri pesanti di artiglieria, colmi di materiali e munizioni; le due rive del Garigliano erano stracolme di ambasciatori, militari, personalità politiche e religiose, nonché una folla proveniente dai centri vicini. 
Il sovrano si piazzò al centro del ponte con la sciabola alzata e, con voce ferma, comandò agli uomini di passare il ponte più volte in ambo le direzioni, prima al trotto, poi al galoppo e, infine, alla carica. Al termine passarono i carri e le truppe.
Terminato il collaudo si passò alla benedizione da parte vescovo di Gaeta seguito dal popolo in processione, quindi iniziarono i festeggiamenti.

Ciò che gli inglesi non sapevano era che il Giura aveva studiato accuratamente il materiale da utilizzare e per aumentare la resistenza del ferro dolce fece produrre dalle fonderie una lega al nichel. Le travi così composte furono irrigidite meccanicamente con trafilamento a mezzo di una apposita macchina "astatesa" progettata da lui stesso. 
Il doppio trattamento, chimico e meccanico, conferì al materiale caratteristiche tecniche impensabili per quei tempi, ed anche una notevolissima resistenza alla corrosione ed all'invecchiamento.
Il ponte sospeso rendeva possibile attraversare il fiume senza dover più ricorrere all’antico sistema della “scafa”, portando, per i tempi, una notevolissima innovazione nello scorrimento del traffico su quella che era, ed è tutt'oggi, una delle principali strade di comunicazione tra la parte settentrionale e la parte meridionale di in territorio, all’epoca, parte di Terra di Lavoro (che arrivava a comprendere Sora e Arpino, al limite con gli Abruzzi, e, sul mare, arrivava a comprendere Sperlonga sul fiume Canneto che segnava il confine con lo Stato Pontificio).
Un secondo ponte simile fu costruito subito dopo – con lo stesso progettista, direzione lavori, materiali e altro – sul fiume Calore, chiamato Ponte Cristinoin omaggio alla Regina Maria Cristina, la Santa.
Il ponte, orgoglio delle Due Sicilie, resistette fino al 1943 quando i tedeschi, dopo averci fatto transitare il 60% della propria armata in ritirata compresi carri e panzer, ne minarono la campata e lo fecero saltare. Tuttavia i piloni e le relative basi non subirono danni irreparabili. Anche il Ponte Cristino subì un'identica sorte.
Il Ponte Cristino è stato ricostruito secondo regole ordinarie su pilastri e dell’antico resta solo una lapide marmorea che ne racconta la storia, i piloni e i leoni di pietra che sorreggevano le catene, ormai solo come decorazioni.

Il ponte Real Ferdinando è stato invece completamente restaurato con un progetto finanziato dalla Comunità europea. Il restauro è terminato nel 1998, ma il ponte è stato riaperto alle visite solo nel 2008.
E le foto a corredo mostrano che il Ponte, restituito all'antico splendore, rende ancora testimonianza dell'ingegnosità e delle capacità dei Popoli delle Due Sicilie.
A conclusione di questi brevi cenni, oggi nel 182° anniversario di quella cerimonia, esprimo, a nome dell’Istituto di ricerca storica Due Sicilie, dell’Associazione Capitano De Mollot ed a nome mio personale un pensiero devoto di ricordo per quanti contribuirono, Sovrani, progettista, tecnici e operai, a realizzare un’opera come quella, che ancora oggi ci permette di avere tanto orgoglio identitario di "regnicoli" napoletani .
Con il ricordo del Ponte voglio  riportare i nomi di due Eroi Napoletani: il Generale Matteo Negri e il Capitano Domenico Bozzelli, ed insieme con loro, ricordare i tanti altri Ignoti, che a fianco a quel Ponte caddero combattendo per difendere dall'invasione la Patria nostra.

Cav. Giovanni Salemi
Fonte: Istituto di Ricerca Storica delle Due Sicilie
Il Ponte Real Ferdinando, 10 maggio 1832