I cannoni borbonici di Porto Empedocle (Agrigento)

Domenica 16 Dicembre 2012 20:29 Salvatore Carreca
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Pregevoli pezzi di artiglieria non sono solo vestigia di un passato militare, rappresentano anche la testimonianza di una evoluzione che vide il Regno delle Due Sicilie, dalla sua dichiarazione a stato autonomo sotto Carlo di Borbone nel 1734, a nazione indipendente con una flotta mercantile prima in Italia, seconda in Europa dopo l´Inghilterra quarta nel mondo. Poco prima dell´Unità d´Italia, le Due Sicilie arrivarono a possedere i 4/5 di tutto il naviglio italiano, con 9.800 bastimenti, di cui un centinaio, incluse le unità militari, erano a vapore.

Porto Empedocle ricorda certamente che fu Carlo di Borbone, collaborato dal vescovo Gioeni, a fare trasformare il Caricatore in un moderno porto commerciale e a procedere al primo restauro della Torre Carlo V negli anni dal 1749 al 1757. La allora Marina di Girgenti, poi divenuta Comune autonomo grazie a Ferdinando II di Borbone, si aprì così al commercio internazionale.

Nella prima metà del Settecento le coste del Regno erano prive di adeguate difese e preda di facili incursioni dei pirati e dei turchi che, infestando tutto il Mediterraneo, attaccavano i navigli commerciali e effettuavano scorrerie all’interno delle coste, saccheggiando paesi e villaggi.
Le artiglierie navali rappresentarono quindi una eccezionale arma di difesa. Il diffondersi della pirateria indusse i governi di Spagna, Portogallo, Malta e delle Due Sicilie alla pianificazione di un’azione punitiva contro i corsari algerini.

Nel 1767, durante il regno di Ferdinando di Borbone, figlio di Carlo, la più importante fabbrica di armi era quella di Torre Annunziata nel napoletano; poiché la produzione non garantiva il fabbisogno di armamenti si dovette ricorrere all’acquisto di materiale bellico all’estero.

Uno dei cannoni oggi esposti, un cannone navale in ferro da 12 libbre, faceva parte di un lotto di pezzi commissionati dal governo di Napoli al regno di Svezia. Il particolare della cifra “GR”, iniziali di Gustavo Rex re di Svezia, indicano la provenienza dello stesso. Nel 1780 venne effettuata un primo ordine di 60 cannoni da 24 libbre, 168 da 12 e 144 da 8.
Ben presto, grazie allo sviluppo industriale, sociale ed economico, fortemente promosso dal sovrano, le artiglierie vennero prodotte nelle fonderie nazionali.

I due esemplari di carronate esposte, da 24 e 12 libbre, furono probabilmente prodotti dalle industrie del Regno delle Due Sicilie. Il termine Carronata deriva dall’inglese Carronade che prende il nome dalla Carron Company of Falkirk, in Scozia, dove vennero prodotti i primi esemplari negli anni fra il 1759 e il 1779.

La carronata, grazie alle sue caratteristiche di leggerezza, dimensioni ridotte e minor numero di uomini addetti per il suo impiego, era particolarmente adatta alle tattiche di combattimento ravvicinato.

Con la prossima inaugurazione del Museo nella la Torre Carlo V, in cui è prevista una sala dedicata a tali artiglierie pesanti, l’Amministrazione Comunale intende restituire alla cittadinanza un pezzo importante della storia nazionale.


carronata

Alcuni di questi cannoni sono stati portati da Perugia, dove in passato erano finiti

cannone usato come bitta e riportato al suo antico splendore

Salvatore Carreca

Fonte: Comitato Storico Siciliano

I cannoni borbonici di Porto Empedocle (Agrigento)
Ultimo aggiornamento Domenica 16 Dicembre 2012 20:31