UNA PIAZZA PER FERDINANDO II: LETTERA DEL PROF. GIANNONE AL SINDACO DE MAGISTRIS

Giovedì 18 Settembre 2014 15:59 Giancarlo Rinaldi
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SCAFATI (NA) - Il prof. Vincenzo Giannone, dirigente scolastico della scuola primaria “Ferdinando II di Borbone” e della scuola dell’ infanzia “Maria Cristina di Savoia” di Scafati (Salerno) ha inviato una lettera al sindaco di Napoli Luigi De Magistris che riproduciamo integralmente.


Stimato Sig. Sindaco De Magistris.
tutto giusto è ciò che si fa ma sarebbe un bene che noi "meridionali" cominciassimo a conoscere la nostra storia, la storia di un popolo o per meglio dire di un Regno, nato nel 1130 per il coraggio e la forza di Ruggiero II il normanno e distrutto dai Piemontesi e dagli esiliati anti borbonici nel 1861.
Da allora siamo diventati meridionali "affricani" per dirla con il gen. piemontese Cialdini. Da allora è nata la questione meridionale.
Da allora milioni di persone sono state costrette a emigrare nel mondo, e ancora oggi i nostri figli sono costretti a emigrare, e lo sappiamo perché! Io stesso nel 1977 fui costretto a emigrare in Piemonte per poi ritornare nella nostra terra nel 1995.
Che cosa c'è rimasto della nostra gloriosa storia plurisecolare, ricca di arte e cultura e perché no anche di eccellenze economiche e sociali? Basti pensare all'Albergo dei Poveri che Carlo III in uno slancio di umanità sociale fece costruire nel 1751 con soldi propri.
Oggi i nostri poveri vivono abbandonati nelle stazioni ferroviarie e in ogni altro luogo nascosto nell'indifferenza generale e totale della politica. Si spendono milioni per "cattedrali nel deserto" ma i nostri ragazzi, quelli così detti svantaggiati, figli di famiglie povere sono abbandonati alla strada e ignorati fino a che non vengono arrestati per "reati minorili".

Perché tutto questo? Perché non interessa a nessun governo. Un tempo c'erano collegi, convitti, orfanotrofi e istituzioni pie che li accoglievano, oggi lo Stato ha chiuso tutte queste istituzioni. Era migliore un re assoluto, Carlo III, della nostra democrazia repubblicana? So che lei si è prodigato con generosità personale alla questione della reggia del Carditello, sconosciuto a molti, che fa parte della nostra storia patria. Se non abbiamo un'identità storica non ameremo mai il nostro paese Italia. Se non ci sentiamo figli di una famiglia non ameremo mai la nostra casa. L'Italia fu fatta ma gli Italiani ancora no, perché fummo costretti con la forza a far parte di un nuovo stato che non era il nostro e che ancora non sentiamo nostro. 150 di storia non sono bastati a fare gli italiani eppure noi "meridionali" nonché detti napoletani siamo più italiani di tutti perché siamo un popolo sincero e generoso.
Per 150 siamo stati italiani per forza, è giunta l'ora di unificare il paese, l'Italia, dicendo la verità, rappacificando le famiglie, facendo conoscere la nostra storia senza timori perché ancora oggi i Borbone fanno paura! Sviliti e calunniati ad arte per giustificare il furto, la rapina progettata per distruggerli e conquistare le loro terre, le nostre terre. Chi è senza peccato scagli la prima pietra e certamente a quel tempo i Borbone non avevano più peccati di quanti ne avessero le altre dinastie regnanti italiane e europee. I Borbone scelsero di non "fare l'Italia" per un senso di giustizia, lealtà e legalità (di cui tanto si parla oggi) nei confronti degli altri Stati italiani, e soprattutto verso il Papa, diversamente dall'ambizioso Vittorio Emanuele II, e dalle mire espansionistiche di uno staterello italiano sostenuto dagli interessi francesi e inglesi.

Noi che amiamo la legalità non possiamo condividere il motto "il fine giustifica i mezzi", tanto caro a Cavour e ai liberali rivoluzionari del tempo. Non intendo fare insegnarle nulla, ma convinto che per far conoscere al popolo la nostra storia non c'è modo migliore che intitolare strade e monumenti a coloro che governarono l'Italia meridionale dalla Sicilia agli Abruzzi dal 1734 al 1861 con tutte le buone intenzioni, basti vedere che ancora oggi essi aiutano i napoletani con le loro proprietà: la Reggia di Caserta, San Leucio, Palazzo reale di Napoli, ecc. e danno lavoro a centinaia di persone, la invito con tutto il rispetto che le è dovuto a non dimenticare di intitolare qualche strada, piazza o scuola ai Borbone e a coloro che non tradirono il loro paese e il popolo nel 1861.
Quanto sopra le scrivo perché ho saputo che è stato deliberato di intitolare “una strada, una piazza o un giardino di Napoli” all’ex beatles John Lennon.

Con stima e grande rispetto le porgo distinti saluti.


Giancarlo Rinaldi
Fonte: Istituto di Ricerca Storica delle Due Sicilie

UNA PIAZZA PER FERDINANDO II: LETTERA DEL PROF. GIANNONE AL SINDACO DE MAGISTRIS
Ultimo aggiornamento Giovedì 18 Settembre 2014 16:07