La detenzione, la morte e la verità storica ai tempi di Fenestrelle

Mercoledì 10 Ottobre 2012 09:09 Mariagiovanna Ferrante
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Quali sono le catene dei Savoia? Quelle strette alle gambe ed alle braccia dei detenuti che, anche dopo l'illuminismo, le teorie liberali e l'unità nazionali, morivano di freddo, di fame e di inedia nelle carceri sabaude o quelle mentali, che hanno impresso l'idea del giusto e del liberale soltanto in quella parte della penisola che si trova al confine delle Alpi, verso la Francia, e che con spirito di sacrificio ha “liberato” il resto della penisola non si sa bene da chi?

Ma la storia la fanno (e la replicano) i vincitori. Così, dopo 151 anni dall'unità nazionale, e dopo 14 mesi dall'infamante accusa di aver sventolato “vessilli leghisti e bandiere neoborboniche inneggianti al secessionismo”, alla commemorazione dei soldati duosiciliani detenuti e morti nel carcere di Fenestrelle, lo stesso giornalista suo malgrado costretto alla smentita riapprofitta della calura estiva (e stavolta è fortunato perchè non ho il piacere di leggere l'articolo in tempo) e replica l'errore per supportare la medesima tesi: i morti a fenestrelle furono soltanto 4... pardon, stavolta aggiunge uno zero che si sa non vale niente. E dice che furono 40.

 

 

La fonte scientificissima da cui ha attinto la notizia è nientemeno che la tesi di laurea in giurisprudenza di tale Juri Bossuto, che ha iniziato il suo impegno politico nel 1998 assumendo la carica di capogruppo per gli Indipendenti di Sinistra nella Comunità montana Val Chisone e Germanasca. Nel 1998 è diventato consigliere comunale a Fenestrelle (TO) e per quattro anni è stato presidente dell'Associazione per il recupero del forte omonimo, a proposito del quale ha scritto alcuni saggi. Dal 1999 al 2001 è stato consigliere della II Circoscrizione di Torino, diventandone presidente tra 2001 - 2006. Consigliere regionale di Rifondazione Comunista nel 2005 – 2010 e candidato sindaco di Torino nel 2011. Nello stesso anno (a 44 anni) si laurea in giurisprudenza con una tesi di laurea sull'ordinamento carcerario piemontese tra Sette e Ottocento nel Forte di Fenestrelle, del quale è anche stato direttore.

 

 

 

Il libro appena pubblicato dall'editore Il Punto – Piemonte altro non è che quella tesi di laurea giuridica che uno studente un po' fuori corso compila consultando le lettere del direttore di un carcere, i ruoli matricolari e gli archivi parrocchiali per metà scritti in francese di un paesello di montagna. In Italia sappiamo come funziona: la storia è fatta di interpretazioni ed a passare è la versione dei vincitori. Ho consultato anch'io quei ruoli matricolari, quegli archivi e quelle carte parrocchiali: io ho trovato decine di nomi, lui solo quattro, Ma la notizia, grazie ad un amico giornalista, è che “I morti a Fenestrelle furono solo quattro”. Mentre io stavo compromettendo l'unità nazionale “con vessilli leghisti e bandiere neo-borboniche” un giorno prima della commemorazione abbinata ad un convegno con ospite l'ex presidente dell'ordine nazionale dei giornalisti.

 

Secondo Foucauld, “ i luoghi di detenzione rispecchiano il rapporto fra potere e società, e dovrebbero essere argomento privilegiato di studio per chiunque voglia comprendere un’epoca”. Ma studiarli in una tesi di laurea ed ergerli a vessillo di un nuovo filone di inchiesta mi pare pretenzioso. Soprattutto senza aver letto bene la tesi. E senza aver avuto accesso ad un'amplia bibliografia. Ma la storia la scrivono gli storici che vanno in televisione, gli amici di Piero Angela che frequentano SuperQuark, raccontano che Masaniello era camorrista e, nella prefazione del libro di Bossuto, sottolineano come tutto sommato nelle carceri sabaude i condannati per vagabondaggio e ozio stavano male come in tutte le altre carceri d'Europa. Ma molto meglio che nella “ negazione di Dio eretta a sistema di governo” che sarebbero state le carceri borboniche denunciate da Gladstone, l'inglese che non era mai stato a Napoli ma doveva giustificare agli occhi dell'opinione pubblica anglosassone l'aiuto che l'Inghilterra diede ai Savoia.

La storia, e la critica della storia, ha due livelli di lettura: quello che ti vogliono far credere e quello che vuoi credere tu. La verità magari sta nel mezzo. Ma non credete a chi ignora le sfumature di grigio. E non credete che Fenestrelle fu un luna park, un centro di educazione ed addestramento, e che i borbonici morti lì furono appena 4.

Mariagiovanna Ferrante

Eos Mesimeras

La detenzione, la morte e la verità storica ai tempi di Fenestrelle
Ultimo aggiornamento Venerdì 30 Novembre 2012 17:52