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Venerdì 01 Aprile 2016 20:25 Cav. Gianni Salemi
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CAPUA(CE) - In questi ultimi giorni, giusto per non far mancare mai almeno un poco di avversione al Sud e alla Sua Storia vera, si è avuto “lo scontro” della Bandiera di Pimonte. Pimonte è una cittadina della provincia di Napoli, posta sopra Castellammare di Stabia il cui Sindaco, prof. Michele Palummo, si deve pensare d’accordo con il Consiglio Comunale, assieme al Tricolore e alla bandiera della UE, sul balcone del palazzo municipale ha esposto anche la Bandiera dell’antico Regno delle Due Sicilie.

Espressione, in questa esposizione, prima di tutto di conoscenza della storia vera con un conseguente desiderio di recupero della identità di gente del Sud: in altre parole l’orgoglio di raccontare e far conoscere il proprio particolare passato. E si sa, e si sa bene, quanto il passato serva a costruire il presente e il futuro, mentre la cancellazione o peggio ancora la mistificazione e la demonizzazione del passato stesso è sempre stata l’arma più usata e al contempo più letale per distruggere il passato stesso, cancellandone ogni memoria e inducendo il popolo a credere in una storia nuova inventata ad hoc: è una tecnica usata da invasori o comunque da conquistatori.

Questo è quello che è capitato a noi gente del Sud per essere stati vinti in una partita bellica “iniziata con l’inganno e terminata con la violenza”, collocandoci in una posizione subalterna e coloniale che ci ha portato sempre più a rimanere indietro e ad essere giudicati con i peggiori voti, noi che, senza voler richiamare la civiltà della Magna Grecia o il valore militare dei Sanniti, abbiamo rappresentato per oltre sette secoli un unicum, continentale ed insulare, centrato su due Capitali, Napoli e Palermo, con i nostri usi, costumi, abitudini, lavori, capacità, studi di arti e scienze.

Il tempo è però garante di verità e, si voglia o non si voglia, quest’ultima si affaccia prima timidamente e poi man mano si manifesta meglio: è quello che è successo e sta succedendo nel Sud dove si è ricominciato a pensare alla Patria concreta e reale, che, come diceva un Capo Vandeano, è fatta dalla terra sulla quale camminiamo, viviamo, lavoriamo e sotto la quale sono sepolti i nostri Morti e che è comune a tutti , ben differenziandosi dalla Patria ideologica, concetto filosofico che può anche essere elitario. E quella Bandiera, quella esposta dal Sindaco di Pimonte, quella con le Armi della vecchia Dinastia già regnante su uno Stato autonomo e indipendente, regolarmente riconosciuto nel novero degli Stati all’epoca esistenti, compendia appunto quanto ho cercato di dire con il mio scritto.

Quella Bandiera è stata sopraffatta da una ordinanza prefettizia che ne ordinava la rimozione dal balcone municipale e nessuno delle Istituzioni ha pensato che altre Bandiere vengono legittimamente esposte: il Leone di San Marco per i Veneti, i Quattro Mori per i Sardi, la Rosa Camuna per i Lombardi e così via, come è giusto che sia perché tutti i popoli della penisola hanno diritto al riconoscimento della loro identità mentre per i popoli che rappresentano l’antico Regno del Sud questo diritto viene negato. In realtà quella Bandiera andrebbe esposta in tutte le Regioni già costituenti l’antica compagine statuale del Sud che, voglio aggiungere questo dettaglio a mio avviso importante per il significato storico, aveva il confine settentrionale fissato nientedimeno dai Longobardi.

A tal proposito mi viene di fare una proposta. Invitiamo, noi tutti di qualunque Associazione Movimento o Partito si faccia parte, la gente del Sud ad appoggiare questa iniziativa: esporre la Bandiera, la Nostra, sempre quella, sui balconi, sulle terrazze, sulle finestre, sugli alberi, sulle barche o sul posto più alto perché garriscano gioiose sul Nostro Territorio e al contempo apponiamo sulle auto,motorini e quant’altro l’adesivo con lo stemma delle DueSicilie, arrivando ad applicarlo anche sulle targhe come identificativo di nazionalità. Servirebbe questo atto a dimostrare la nostra passione, la nostra determinazione, il nostro “amor di Patria” !


Gianni Salemi

Fonte: Istituto di Ricerca Storica delle Due Sicilie


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Ultimo aggiornamento Venerdì 01 Aprile 2016 20:34