Commemorazione di Josè Borges a Tagliacozzo

Lunedì 10 Dicembre 2012 18:20 Roberto della Rocca
Stampa

SANTE MARIE - Anche quest’anno, nel giorno dell’Immacolata Concezione, festività nazionale del Regno delle Due Sicilie, a Sante Marie, piccolo comune in provincia dell'Aquila (per noi, provincia di Abruzzo Ulteriore II, distretto di Avezzano, circondario di Tagliacozzo) a pochi chilometri dal confine con il Lazio, si è ricordato l’eroico sacrificio del Generale carlista José Borjés (in catalano Josep Borges).

A ricordarlo è stata l’amministrazione comunale di Sante Marie guidata dal Sindaco Lorenzo Berardinetti che, da oltre dieci anni organizza l’evento commemorativo il cui primo promotore fu il Commendatore Giovanni Salemi, oggi Presidente dell’Istituto di Ricerca Storica delle Due Sicilie e dell’Associazione Culturale Capitano G. De Mollot – eroe del Volturno. Presenti sul posto, tanti patrioti che, noncuranti della neve e del tempo poco clemente, hanno voluto ricordare il tentativo di Borges di restituire l’indipendenza ai napoletani. La manifestazione si è articolata nei due momenti presso la cascina Mastroddi, in località La Luppa, dove il Generale Borges cadde nell’imboscata dei bersaglieri piemontesi nelle prime ore dell’8 dicembre, e nel convegno che si è svolto presso la Sala Consiliare dell’amministrazione comunale di Sante Marie. A prendere parte ai lavori, oltre al primo cittadino che ha ricevuto una targa da parte dell’Istituto di Ricerca Storica delle Due Sicilie per il lavoro svolto insieme negli ultimi anni, anche lo storico Fulvio D’Amore, il dirigente scolastico Angelo Bernardini e il giovane editore e ricercatore Vincenzo D’Amico che ha svolto un interessante parallelismo tra la battaglia di Tagliacozzo, combattuta tra Corradino di Svevia e Carlo d’Angiò, e l’avventura di Borges.

A moderare l’incontro il direttore de il Giornale del Sud, Roberto Della Rocca. Di seguito riportiamo il discorso tenuto, in località La Luppa, dal comm. Giovanni Salemi, che riassume tutta la vicenda che si è voluto ricordare.

"Amici carissimi compatrioti duosiciliani, siamo qui ancora una volta  a celebrare il ricordo di un personaggio che ha contribuito a costruire la nostra storia e in particolare quella riferita al momento più difficile e più tragico, quello della conquista che l’antico Regno del Sud dovette subire nel 1860-61.
E’ appunto in quel periodo che nella nostra storia compare Don José Borjés:  esperto e valoroso militare veterano delle guerre carliste  cui aveva partecipato anche come indomito guerrigliero, sempre comportandosi con coraggio e lealtà, aveva posto la sua spada, il suo valore e la sua valentìa al servizio di Francesco II di Borbone che, sconfitto soprattutto dall’inganno e dal tradimento, era rifugiato a Roma.
Il Borjés con un manipolo di animosi amici, valorosi quanto lui e in gran maggioranza spagnoli e carlisti, da Malta sbarca in Calabria  sulla costa ionica il 13 settembre del 1861, con il programma e la speranza di poter ripetere il miracolo del cardinale Ruffo nel 1799. Purtroppo quel miracolo non si ripete: le rivolte, le masse pronte ad unirsi a lui mettendosi sotto il suo comando  non ci sono o almeno non nel numero sperato. Egli comunque raccoglie con il suo gruppo alcuni italiani, naturalmente uomini del Sud, ed inizia nonostante tutto ad operare convinto di poter portare a termine  l’opera per la quale era stato e si era impegnato: restituire al trono del Sud Francesco II.

E così conduce la sua battaglia operando insieme, per quanto possibile dato il diverso orientamento etico di base, con bande di insorgenti composte, come è naturale che sia,  da soggetti di varia umanità, e affronta le truppe regolari del neonato esercito del neonato regno d’Italia: sostiene numerosi combattimenti in collaborazione in particolare con il famoso Carmine Crocco e uno dei suoi luogotenenti  Giuseppe Nicola Summa detto Ninco Nanco. Occupa con questi numerosi paesi della Basilicata: Trivigno, Calciano, Gagaruso, Craco, Aliano, Corleto, Stigliano, Accettura, Cirigliano, Gorgoglione , Oliveto e partecipa alla battaglia che si svolge il 10 novembre nel greto dell’Acinella dove la banda a cavallo di Ninco Nanco riporta una vittoria militare su reparti di fanteria piemontesi  e si sfiora la conquista di Potenza, andata in fumo per il solito tradimento da corruzione. La condotta della campagna militare resta però nelle mani di Crocco, valoroso combattente certamente, ma privo delle doti morali e dei sentimenti cavallereschi di Borjés, vecchio militare di antica tradizione. Ancora pochi giorni e poi dopo aver subito una sconfitta ad Avigliano e con l’approssimarsi dell’inverno, Crocco decide di sganciarsi da Borjés e rientrare nella completa clandestinità. E così il 25 novembre Borjés è abbandonato con i suoi uomini nel bosco di Monticchio ed ha inizio in quella data la parte più difficile della spedizione, ossia il tentativo di raggiungere il confine con lo Stato Pontificio per tornare a Roma onde riordinare tutto e riprendere la lotta: Borjés attraverso la Basilicata e gli Abruzzi con clima avverso, braccato da reparti militari e di Guardia Nazionale, percorrendo strade difficili ed impervie riesce a raggiungere il confine pontificio ed è a poche miglia dallo stesso, in questo luogo, la cascina Mastroddi, che, esausto lui stesso ed i suoi uomini, decide di fare sosta. Ancora una volta il tradimento, la guida avvisa le autorità del luogo, opera a favore dei piemontesi. Un reparto di bersaglieri, al comando di un ufficiale il cui nome resterà poi tristemente noto, almeno per chi crede nella lealtà, il maggiore Franchini assedia la cascina  e costringe Borjés ad arrendersi dopo un breve combattimento, Borjés nell’arrendersi offre la propria spada di ufficiale all’omologo piemontese ma questi spocchioso senza motivo e maramaldesco non l’accetta considerandola arma di brigante e non di gentiluomo come esso stesso,  dico io a torto e molto a torto, riteneva di essere in quella circostanza.

Nel pomeriggio dello stesso giorno i prigionieri trasferiti a Tagliacozzo,senza processo e senza ordini specifici e precisi, su iniziativa dello stesso Franchini, poi decorato per questa operazione, sono fucilati e fucilati alla schiena come vili malfattori. Seppero tutti morire con grande coraggio e dignità di militari e di cristiani: morirono cantando una litania che lo stesso Borjés aveva intonato.
Noi abbiamo onorato il ricordo di questi valorosi e abbiamo onorato la lealtà, il valore militare, la fedeltà  ed io voglio citare tutti i nomi di quei valorosi: gli spagnoli  Francisco Forns, Pascual Marginet, Magin Novellà, Pascual Salinas, Pedro Martinez, Cayetano Cambra, Laureano Carenas, Miguel Queralt;  i duosiciliani Leonardo Brigo di Corleto, Mario Gallicchio di Corleto, Rocco Luigi Volino di Trivigno, Michele Perrelli di Barile, Francesco Pacari di Avigliano, Michele Capuano di Cosenza, Michele Panni molisano, Pasquale Salinas di Mongiana.
Sia sempre vivo il ricordo di questi uomini  e sia di guida a tutti noi per sorreggerci ad andare avanti nella riconquista della nostra identità di popoli del Sud, popoli una volta orgogliosamente indipendenti sotto il vessillo del Regno delle Due Sicilie, quello bianco con le Armi di Casa Borbone che noi abbiamo con fierezza issato.
E chiudo con l’antico grido di guerra del nostro esercito: Viva ‘o Rre!"

Roberto della Rocca

Fonte: Istituto di ricerca storica delle Due Sicilie

Clicca qui per le foto dell'evento
Commemorazione di Josè Borges a Tagliacozzo
Ultimo aggiornamento Martedì 11 Dicembre 2012 07:28