Francesco II da Pio IX durante l'esilio romano
CATANIA - Quanto si leggerà nelle seguenti righe non proviene da fonti anonime e non verificate, o da tesi complottiste, che si trovano frequentemente nel mondo del web, ma direttamente dalle ben verificabili memorie di Don Bosco, che furono pubblicate in più volumi ed edizioni, a cavallo tra l'Ottocento ed il Novecento. L'esistenza di tale documentazione ci fu segnalata dal nostro nobile amico Valerio Lo Giudice, grazie al quale potemmo rinvenire l'intero cartiglio, che consiste in una serie di abboccamenti avvenuti tra il Santo torinese, nel corso di una delle sue visite al Pontefice, ed i reali di Napoli, che erano in esilio a Roma.
In realtà, prima ancora del memorabile colloquio con Francesco II, e poi della regina Maria Sofia, fu la Regina Madre Maria Teresa ad avere l'incontro conoscitivo con Don Bosco il 1° febbraio del 1867. Lo andarono a prendere con la carrozza all'orario che egli aveva indicato e giunto presso la dimora della regina madre, Ella le chiese che le venisse rivelato "un avvenire più glorioso e il ritorno alla reggia", tuttavia la profezia che il Venerabile riservò fu durissima, ma schietta, (e come ben sappiamo, veritiera):
"Maestà, mi rincresce doverlo dire, ma Ella non vedrа più Napoli!"
"IL CASTIGO DI DIO SULLA DINASTIA"
Quelle dure parole, come si può ben immaginare, arrivarono alle orecchie di Francesco II. L'occasione per il grande incontro si materializzò il 3 febbraio, in casa della Duchessa di Sora a Villa Ludovisi, dove Don Bosco celebrò una messa, al termine della quale l'abboccamento ebbe finalmente luogo. Fu il re stesso a portare velocemente il discorso sulle sorti del suo regno, ma Don Bosco prese a ripetere le stesse parole che qualche tempo prima aveva detto alla madre:
- "Se vuole che le parli schietto, le dirò che Vostra Maestа non tornerа più sul trono".
Francesco II, rimase profondamente colpito dalle parole del servo di Dio e non poteva essere altrimenti conoscendo la profonda fede che lo animava, per questo non osò obiettare a quelle infauste parole profetiche , ma ne volle conoscere il motivo. Don Bosco lo accontentò e prese a ricordare come per tanti anni fosse stata trattata la Chiesa dai Reali di Napoli:
- "Sono per me argomenti certi il modo con cui i Reali di Napoli trattarono la Chiesa".
- "Che intende con queste parole?"
- "Che la Santa Chiesa fu trattata a Napoli con poca reverenza".
- "Come?! la Chiesa non era protetta?".
- "Per più di sessant'anni furono in vigore le leggi Febroniane. Un vescovo non poteva dar la cresima senza la licenza del Re: non poteva ordinar preti, radunar sinodi, far visite pastorali, corrispondere con Roma, senza il beneplacito del Sovrano.E questo si chiama protegger la Chiesa?" - aggiunse.
Udite quelle parole, il Re cercò di giustificarsi adducendo motivazioni politiche ed appellandosi, a compensazione, agli interventi del padre Ferdinando II, concertati con il Pontefice, per contrastare gli ideali anti-cattolici in voga in quegli anni nel suo Regno:
"- Ma veda, D. Bosco, soggiunse il Re; era una misura generale di sorveglianza, era necessità politica, era il timore di una rivoluzione, era precauzione, perchè non fossero violati i diritti della Corona, che inducevano il potere civile a fare così..."
"Tuttavia.." - lo interruppe Don Bosco - "...quei mali religiosi non poterono essere estirpati..."
E rimbottò: "Maestà, rispose Don Bosco, io conosco la vostra sincera devozione alla S. Sede: conosco le prove luminose che ne avete date. Siete il figlio di una santa!(1)[...]Il mal influsso di certi consiglieri non cercò per molti anni di tener accese nel cuore dello stesso vostro padre le diffidenze contro Roma Papale?"
Le due diverse edizioni(2) delle Memorie di Don Giovanni Bosco, arricchiscono di dettagli quel colloquio, infatti il santo torinese ebbe a parlare anche della Sicilia, rimproverando al sovrano la malevola presenza di quell'istituzione conosciuta come "Apostolica Legazia di Sicilia", una prerogativa dell'isola che risaliva al tempo dei Normanni, grazie alla quale i sovrani di Sicilia avevano la facoltà di nominare i vescovi e gli arcivescovi dell'isola o di appellare le sentenze ecclesiastiche:
- "E crede Vostra Maestà che fossero tuttavia da approvarsi queste misure contro la Chiesa? E il pessimo tribunale della Regia Monarchia ed Apostolica Legazia di Sicilia, che da più di un secolo pretendeva che in quell'isola la Chiesa in gran parte le fosse soggetta?... che spiava e impediva ogni relazione del Clero secolare e degli Ordini religiosi colla S. Sede?... giudici iniqui che facevano ogni loro volere, usurpando l'autorità del Papa e dello stesso Sovrano? Costoro rendeano vane le disposizioni e gli ordini dei Vescovi, troppo spesso perseguitavano i buoni religiosi favorendo i peggiori, e per loro colpa venivano guasti spaventosi, che formavano lo scandalo dei fedeli: immoralità, simonia, prepotenza, frodi, introduzioni di indegni ne' maggiori uffizii, dispersioni de' beni religiosi in usi profani: e vi erano altri aggravi che non fa bisogno che enumeri. E tali giudici erano appoggiati o almeno tollerati. Questa è la causa del presente castigo di Dio sulla Dinastia".
- "Ma la Maestà di Re Ferdinando mio padre, negli ultimi anni del suo regno in buon accordo col Papa, aveva acconsentito a togliere non pochi disordini che duravano in Sicilia"
- "Sì, è vero; ma le cause di tanti mali religiosi non furono o non poterono essere rimosse. Si vollero conservare ancora alcuni privilegi di quel funesto tribunale, che avrebbe dovuto essere soppresso"
"IL SIGNORE LI HA CANCELLATI DAL LIBRO DEI RE"
Re Francesco rimase pensieroso all'udire quelle funeste parole, ma volle chiedere ugualmente al Venerabile un ulteriore incontro, in quanto anche la regina Maria Sofia desiderava conoscerlo, e fu così fissato un nuovo colloquio per il venerdì della stessa settimana, ma la musica purtroppò quel giorno, non cambiò:
- "D. Bosco! Mia moglie desidera un po' di sentire da Lei, se conferma quello che mi ha detto l'altro giorno quando ci parlammo alla Villa Ludovisi.
- "Che cosa?"
- "Se ritorneremo a Napoli".
- "Maestа! Io non son profeta, ma se ho da dirle quello che sento, credo che V. M. farebbe meglio a deporne il pensiero".
"A questa risposta la Regina vivamente accesa esclamò":
- "Ma come? Ed è possibile ciò, mentre tutta la nobiltа è dalla parte nostra, tanti fedeli lа combattono per noi, e il Regno d'Italia è cordialmente abborrito!"
- "Auguro, rispose pacatamente D. Bosco, che le speranze di V. M. si compiano; ma il mio povero parere si è che V. M. non avrа più da tornare sul trono di Napoli!"
"A queste parole la Regina frenò a stento lo sdegno, si alzò, salutò freddamente D. Bosco, e si allontanava".
Quel giorno, Francesco II ricevette in dono dal Servo di Dio una medaglietta che ricambiò cordialmente con il "volume della vita della santa sua madre", essendo iniziata la causa di beatificazione. Infatti, "il 28 aprile 1866 era stata riconosciuta ed approvata dalla Sacra Congregazione dei Riti, la fama di Santitа e delle virtù e miracoli della Venerabile Serva di Dio, il quale giudizio al 3 maggio dello stesso anno veniva confermato dal Papa".
"Uscito dal palazzo Farnese, il Servo di Dio affrettavasi verso la stazione per andare a Camaldoli e narrava confidenzialmente a D. Francesia il dialogo che aveva tenuto col Re e colla Regina di Napoli. Don Francesia stupito esclamò:
- "Ma lei perchè entra in questi particolari?"
- "Perchè essi mi interrogano; gli rispose D. Bosco".
- "Io lascierei almeno il conforto della speranza a questi poveri esuli!"
- "Non so ciò che faresti tu, se ti trovassi nel mio caso; mai io so che debbo rispondere così. In primo luogo essi non hanno figli. In secondo luogo il Signore li ha cancellati dal libro dei Re!"
(1) Come predisse Don Bosco, fu proclamata Beata il 25 gennaio 2014
(2) G.B. Lemoyne, Memorie biografiche di Don Giovanni Bosco, vol. II, S. Benigno Canavese, 1898 ; G.B. Lemoyne, Memorie biografiche del venerabile Don Giovanni Bosco, vol. VIII, Torino, 1912.
Leggi anche: Le profezie di Don Bosco a Casa Savoja
Davide Cristaldi