Che ci facevano i briganti borbonici siciliani in Campania e Lazio?
Mercoledì 05 Dicembre 2012 18:41
Davide Cristaldi
C'è una parte della storia Risorgimentale, fino ad oggi poco nota che riguarda il brigantaggio nelle terre dell'attuale Ciociarìa.
L'argomento, che in verità era stato trattato nei libri del De Biase, non ha avuto quella diffusione che meritava, forse anche per il solito ostruzionismo che si verifica quando si tira fuori la storia del Risorgimento visto da un altro punto di vista, quello non conforme alla storiografia ufficiale.
A cavallo tra il 1861 ed il 1862 la Reazione borbonica è ormai ben organizzata, da Palazzo Farnese a Roma, sede del governo borbonico in esilio, Francesco II comanda e dirige la guerriglia contro l'invasore piemontese.
Approfittando della copertura pontificia, viene eretto un corridoio di rifornimenti tra Roma ed il cuore degli Abruzzi e di Terra di Lavoro, che si estendeva fino alla Basilicata.
E' per questo che più ci si allontanava da Roma e più il fenomeno del cosiddetto brigantaggio diminuiva, infatti Calabria e Sicilia, essendo troppo lontani dall'appoggio logistico pontificio, registrarono più che altro delle cellule isolate, come ad esempio la banda dei Fratelli Ribera, che operava a Pantelleria, ma che aveva però come appoggio il Comitato Borbonico di Malta.
Fu così che decine di ex soldati borbonici e legittimisti siciliani, piuttosto che ritornare a casa, entrare nell'esercito italiano o starsene con le mani in mano, si arruolarono nelle varie bande del continente, per dare manforte all'operazione di riconquista della Patria.
Come il Sig. Politini, farmacista di Palermo, incaricato dai Comitati Borbonici per eseguire un piano che prevedeva l'eliminazione del generale piemontese Cialdini.
Francesco II da Roma, operando in sinergia con il generale Clary, che gestiva da Marsiglia, la Reazione estera, aveva organizzato un piano per la riconquista del Regno che prevedeva lo sbarco in Sicilia della banda Pischitiello.Tale compagnia sarebbe stata comandata da un generale spagnolo e secondo i piani avrebbe avuto il supporto di diversi contadini siciliani ben armati.
Una delle bande meglio organizzate della provincia di Frosinone, era quella del brigante Conti.Del suo gruppo vi faceva parte un ex soldato borbonico siciliano, il quale dopo la resa di Gaeta si era rifugiato a Roma, da li successivamente si era recato a Fondi, dove era entrato nella compagnia del Conti.
Nella banda di Livio Mancini, giovane ma intraprendente brigante, militava un certo Zugaro Antonio di Palermo. La compagnia era solita operare tra il frosinate e la provincia de L'Aquila, dove il 7 aprile del 1862, il Zugaro fu fucilato dal maggiore piemontese Reverberi del 44° Fanteria, per l'esattezza a Civitella Roveto.
A Terracina si dava alla macchia un certo Nusco da Messina, anche lui superstite di Gaeta, fu assoldato dal Conte di Trapani per il quale combattè contro i piemontesi, entrando ed uscendo dal territorio papalino.
Ma tra i vari guerriglieri siciliani, quello che si distinse di più fu certamente Pasquale Salinas da Siracusa, il quale ebbe l'onore di combattere fianco a fianco con il generale legittimista Josè Borges, forse il miglior capo militare che vide impegnati i borbonici contro i piemontesi durante il periodo della repressione del brigantaggio.
Pasquale Salinas (secondo alcuni documenti "Sallines", cognomi entrambi presenti in Sicilia) combattè fianco a fianco con il Borges con onore, con spirito di sacrificio ed abnegazione, fino a quando l'8 dicembre 1861(Giorno dell'Immacolata), i due, insieme agli altri componenti della compagnia furono fucilati dai bersaglieri del maggiore Franchini (1°BTG) a Tagliacozzo, negli Abruzzi.
Questi nomi sono ciò che i libri attualmente a nostra disposizione, ci hanno permesso di ritrovare, chissà quanti altri eroi, dimenticati tra le pagine polverose di una falsa e crudele storia che non ci appartiene, aspettano se non di essere onorati, almeno ricordati.
Purtroppo le nostre belle terre soffrono un malgoverno che sembra endemico e sono sferzate da una corruzione strisciante, ma se oggi noi del Sud possiamo ancora camminare a testa alta lo dobbiamo esclusivamente a questi eroi, che disprezzando la morte, tennero sempre alto il vessillo della loro Patria.
Davide Cristaldi
(Il brigantaggio alla frontiera pontificia dal 1860 al 1863 - Alessandro Bianco - Milano - 1864)
(I briganti e la corte pontificia, ossia, la cospirazione borbonico-clericale svelata - Livorno - 1862)